Domanda:
Cosa si deve sapere per comprendere Bach?
?
2008-12-22 10:26:46 UTC
http://www.sectioaurea.com/bach/x.htm

Vorrei condividere con chi ne ha la voglia e la competenza (e in questa sezione mi sembra che gli answerini in gamba non manchino) questo articolo che ho avuto il piacere di leggere e che mi ha confermato di non essere il solo a questo mondo a pensarla così...
Confido di leggere presto le vostre opinioni.
Sei risposte:
emy
2008-12-22 15:19:27 UTC
Ho letto con molta attenzione il testo che hai proposto, e ho estrapolato qualcosa di rilevante (per me) dal nutrito fiume di parole dell'articolo. Ti riporto le frasi su cui mi trovo perfettamente d'accordo.



"Bach non appartiene a questi o a quelli, ma a tutti."

Inutile negarlo. Che vadano al diavolo i settari.



"anche l’ateo, mentre ascolta Bach, diviene teista"

Questa è ben più soggettiva, anzi estremamente personale. E' praticamente quello che accade a me, da atea scontenta di essere tale.



Per quanto riguarda i due principali discorsi dell'articolo cioè:

1) che Bach sia immediatamente fruibile da tutti

2) che la Passione di Cristo possa musicarsi e COME Bach abbia fatto ciò



avrei un pò più da parlare. Sul primo punto risponderei che Bach è un prisma, e quando lo si osserva la prima volta, bisogna avere la fortuna di beccare la faccia più luminosa. Mi spiego meglio evitando metafore: a volte Bach attecchisce, altre no. Ciò non dipende (almeno da quello che ho visto io) dalle caratteristiche dell'ascoltatore, dunque non è un fatto di cultura musicale, di sensibilità, di recettibilità, di retroterra culturale. Conosco ottimi ascoltatori ed ottimi musicisti che Bach non riescono proprio a chiamarlo "eccelso". A me, invece, è successo il contrario: da quando ho suonato il primo minuetto bachiano in sol maggiore dei 12 pezzi facili, 4 anni or sono, ho avuto un trasporto inspiegabile verso Bach. Cosa mi attiri così tanto delle sue note non lo so dire nemmeno io, fatto sta che l'altra sera mi sono commossa nell'ascoltare la fuga n° 24 del Clavicembalo ben temperato. E dire che l'ho sentita mille volte, anche perchè l'ho studiata. Analogo effetto mi fanno quasi tutte le fughe bachiane: il massimo della musica di ogni tempo, a mio parere. Per non parlare del contrapunctus XIV dell'Arte della Fuga: Wittgenstein direbbe al riguardo che "Su ciò di cui non si può parlare, è bene tacere". :)

C'è qualcosa di aurorale ad ogni ascolto di Bach, qualcosa che trasforma l'uditore in un fanciullino pascoliano, che fa sentire la musica con orecchie sempre vergini. C'è qualcosa di inesauribile in Bach, come se fosse una parabola esistenziale: sarà questo il fascino, sarà questo l'X?

Per quanto riguarda il secondo punto, è una questione di ottiche. Citando Nietzsche, "Non esistono fatti, ma interpretazioni". A mio parere quella domanda non dovrebbe nemmeno esistere: la Passione è là, esiste, è stata musicata, e non bisogna aggiungere altro. Ad altri invece la medesima Passione non convincerà del tutto, e ciò susciterà salottiere disquisizioni. Sì, salottiere, perchè è un controsenso affermare che la musica di Bach non è pietista, nè luterana, nè altro, e poi interrogarsi sulla correttezza della trasposizione artistica ed estetica del fatto religioso.

Concludo ringraziandoti dell'articolo, che ho trovato un pò lungo ma interessante. Bonne nuit! :)
luca
2008-12-22 21:59:51 UTC
Beh, se vogliamo giusto, ma prolisso.

Esistono vari livelli di comprensione, e comunque la tua domanda non è "amare", o "apprezzare". Per "comprendere", nel senso "capire ad un livello discretamente profondo", ci vuole conoscenza.

Per amarlo, apprezzarlo c'è l' X-Factor!
stedan
2008-12-22 19:56:58 UTC
Anche se sono un grande appassionato della musica di Bach non credo di avare la comepetenza sufficiente per commentare quell'articolo.

Conosco quel sito, a cui ho fatto spesso riferimento per il mio lavoro.

Ho letto l'articolo sul simbolismo di Bach di Schweitzer e anche questo articolo è molto bello. Ciò che lui definisce il fattore x, come quel residuo di inconoscibilità e di ineffabilità, quella "distanza" che ci separa sempre da una comprensione piena e appagante dell'arte bachiana, questa sua indescrivinile e divina capacità di dare forma e sostanza alla dimensione soprannaturale, espressa nella sua estetica, è qualcosa di cui ho avuto esperienza, anche se non con la sufficiente padronanza.

Eppure Bach è nello stesso tempo intimo, profondo, limpido, e in qualche modo "onnicomprensibile" nella sua linearità, diretto.

Quindi si può dire che per comprendere Bach, grazie a Dio, non serve niente, nient'altro che una sensibilità per il bello, nel senso più alto e musicale del termine.



P.s. Dato il tuo nick... mi aspettavo una domanda su Brahms... ;-)
Fedez
2008-12-24 09:17:40 UTC
Ciao a tutti.

Conoscevo già l'articolo (come altri del sito sectioaurea) e conosco bene pure Eggebrecht, grande musicologo tedesco (con Dalhaus e Nattiez sono i perni della ricerca musicologica, almeno per quanto ho potuto studiare io).

Non ho le competenze filosofiche per trattare il saggio riportato per cui dirò qualche impressione personale legata ad aspetti più tecnici.



Bach è di sicuro l'autore che più studio e ammiro, vista anche la mia attività, e posso dire che è sempre fonte di sorpresa in ogni sua pagina.

Le correnti di pensiero sulla sua figura lo descrivono alcune come un prescelto e toccato da Dio, altre come un personaggio che si è adattato alle circostanze per sopravvivere al meglio, altre ancora come un "sintetizzatore" di correnti precedenti e un non innovatore.

Comunque sia, resta il fatto che lo si riconosce e che ha sicuramente creato uno "stile" che lo distingue dai coevi.

Proprio questo per me contrasta, almeno in parte, con la tesi di E. Lo stile di Bach è perfettamente e olisticamente definibile con parametri oggettivi (tranne poche concatenazioni armoniche ma è un altro discorso..) che riguardano l'armonia, il contrappunto armonico, la forma, la simbologia numerica e strumentale.



E. cita gli archi di accompagnamento alla figura di Cristo nella Passione: vero, ma proprio lui, massimo studioso dell'opera di Schutz, dovrebbe aver visto la stessa tipologia in precedenza. Da sempre Cristo, nei lavori oratoriali ha caratteristiche simili.



E. non dice nulla sulla "trasmutazione caratteriale" che molti brani subiscono in Bach grazie alla tecnica della parodia, ovvero il riutilizzo di materiale precedente in contesti diversi e spesso opposti.



E. non spiega molto, anche in altri lavori, la musica parlando CON/DI musica e non SULLA musica: è la questione che già avevo citato della differenza dell'approccio musicale da quello musicologico. Forse l'uno non può esistere senza l'altro, ma vale anche il contrario. Detto questo, onore e rispetto alla grande figura di E.



Che Bach abbia raffinato ogni particolare dei suoi lavori, attento alla simbologia e a tutto ciò che potesse avere una valenza interpretativa "oltre" l'immediato, è assolutamente vero. Ne ho parlato più volte con Michael Radulescu, grande esperto "musicale" di Bach e presente nel sito sectioaurea con altri saggi, parlato di diesis (kreuz), di motivi musicali-descrittivi (i chiodi della croce riportati musicalmente, ad esempio) e di molte altre cose, ma proprio R., pur nella sua visione trascendente simile a quella riportata nell'articolo, lega ciò a scelte musicali oggettive. Simbologia accurata non significa per forza altro.
vidharr17
2008-12-23 14:58:35 UTC
Beh innanzitutto complimenti per l'articolo, a volte anch'io cerco cose del genere ma questo m'era sfuggito, l'ho letto tutto d'un fiato.

Ho notato che si parte da un discorso tecnico, ma poi si va a finire sul filosofico, il che è ovvio quando ci si concentra su cose che la scienza spiega fino ad un certo punto: non a caso prima diciamo tutto ciò che sappiamo di certo, dopodichè il resto (ovvero "residuo", come dice l'articolo) è spiegabile solo attraverso la filosofia.



Bach è stato analizzato nota per nota: alcuni sono anche riusciti ad estrapolare la macroforma armonica di Bach, dicendo che istintivamente il genio di Eisenach ruotava sempre intorno alle stesse modulazioni e agli stessi giochi melodici. Beh può anche essere... tuttavia c'è quel residuo che mette in ginocchio ogni forma di discorso scientifico.

Imberty ha passato tutta la via a trovare relazioni "certe" (quindi scientifiche) fra la musica e l'emozione umana, ma nonostante gli sforzi e i risultati (comunque positivi, dopo una marea di test), alla fine dei vuoti sono rimasti... ed è forse quello il residuo di cui si parla.

Il famoso mistero dell'arte...



La verità è che si consoce poco del carattere di Bach, dalle partiture si evince che sia molto ordinato, dal numero di figli si evince che ami i piaceri della carne (eh beh...), dalla galera si evince che sia comunque uno che ci tiene a difendere le proprie idee... ma questo serve solo a farci capire che alla fine è un uomo come tanti, almeno finchè non impugna una penna e compone musica...

Bella la parte in cui chiede quale Dio gli abbia donato un talento così...



Riassumendo finora, su Bach o ci fermiamo ad analizzare la sua musica, o ci fermiamo ad analizzare la sua vita (il suo lato umano), non riusciamo comunque ad ottenere nulla che spieghi cosa sia esattamente l'emozione che nasce nell'ascolto e nell'esecuzione delle sue opere.

Ma credo sia meglio rinunciare, tanto delle cose sono inspiegabili.



Infine la tua domanda: cosa si deve sapere per comprendere Bach.

Secondo me devi innanzitutto saper suonare bene tecnicamente il tuo strumento... la sola idea che mentre suoni bach stai lì a pensare a come si devon muovere le dita è molto molto molto dannoso... la mano deve muoversi da sola e la testa deve pensare solo esclusivamente alla musica.



Poi devi conoscere Vivaldi, Buxtehude e tutti coloro che han fatto da "maestri" a Bach, giusto per capire meglio da dove derivi il suo istinto musicale.



Ancora poi devi tener presente che suonare Bach è come far sesso con una bella donna... sei combattuto fra l'istinto di godere come un matto fregandotene del resto o FAR godere chi ti ascolta mettendo dei limiti di contenimento a te stesso...

Non so se t'è mai capitato ma... a volte verrebbe voglia di suonare le musiche di Bach come fossero di Paganini... da romanticismo puro. Verrebbe voglia di lasciarsi trasportare, di piangere, ridere, saltare, andarsene con la testa... ma con Bach bisogna restar seri... e pensare innanzitutto a far sì che sia il pubblico a godere...



Oddio ci sarebbero tante altre cose ma è troppo lungo i ldiscorso.

Dai concludiamo dicendo solo che per comprendere Bach devi prima sapere un bel mucchio di cose sulla musica, perchè le sue musiche possono davvero risultare emozionanti all'ennesima potenza ed è un peccato sprecarle come fossero dei pezzettini orecchiabili.



Bye
ALVERMAN
2008-12-23 07:01:51 UTC
Articolo interessante ma decisamente intricato.

Quanti paroloni per descrivere la "bellezza".


Questo contenuto è stato originariamente pubblicato su Y! Answers, un sito di domande e risposte chiuso nel 2021.
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