La Settima Sinfonia, la più lunga di Shostakovich, è diventata una leggenda musicale del ventesimo secolo. Iniziando la sua nuova sinfonia nel Luglio 1941, mentre i nazisti preparavano il devastante assedio della città natale del compositore, rinominata Leningrado, in cui molti sarebbero morti di fame dopo che anche i cani ed i gatti erano fuggiti, Shostakovich lavorò al pezzo quasi letteralmente senza interruzione, al punto di portare il manoscritto con sé sul tetto del Conservatorio di S.Pietroburgo (Leningrado) mentre serviva presso una batteria della milizia territoriale. In seguito sfollato, nonostante le sue proteste, da Leningrado, Shostakovich completò il suo lavoro sulla Settima mentre veniva trasferito continuamente da una residenza all'altra. Presentata nel Marzo 1942, la Sinfonia «Leningrado» attirò una tale attenzione da tutto il mondo che venne contrabbandata fuori dall'URSS su microfilm per performance in varie nazioni occidentali, tra cui gli Stati Uniti, in cui la NBC ottenne i diritti per la prima per Arturo Toscanini, la cui prima trasmessa alla radio è attualmente disponibile come Volume 22 della «Toscanini Collection» della RCA. Musicalmente, una rilevante porzione della notorietà della Settima Sinfonia deriva dal primo movimento, in cui Shostakovich sostituì la normale sezione di sviluppo con un crescendo stile Bolero in cui una banale canzone da taverna tedesca viene trasformata, ripetizione dopo ripetizione, strumento aggiunto dopo strumento aggiunto, in un massiccio ciclone in forma di marcia con ovvie implicazioni programmatiche, benché Shostakovich insistesse sempre sulla «impossibilità di un collegamento letterale tra la musica e qualunque tema specifico», per usare le parole di Laurel Fay in Shostakovich: Una Vita. Nel contesto della situazione bellica l'impatto drammatico di questa musica deve essere stato notevole. Sessant'anni dopo è difficile porsi nel mezzo di quel ciclone senza esserne esasperati, come accade, in effetti, anche con gli altri movimenti della sinfonia. C'è del materiale stupendo, tra cui il tema di base dell'ansioso secondo movimento dall'aspetto di un intermezzo, o il breve scoppio, nel finale, di un episodio degli archi, completo di pizzicati in 7/4. E c'è ben poco di più commovente, nella musica di Shostakovich, del ritorno, verso la fine dei primo movimento, del tema di apertura della sinfonia. Ma per la maggior parte la musica rumoreggia, portandomi a concludere, dopo aver ascoltato la Leningrado (forse per la centesima volta) per questa recensione, che Shostakovich, anche nelle sue più ampie costruzioni sinfoniche, aveva bisogno di un qualche tipo di costrizione formale, molto poco evidente nella Settima. Sotto ogni aspetto, la Settima è il meno convincente degli sforzi di Haitink. Già dall'inizio, quando gli ottoni che rispondono all'esposizione iniziale del tema principale da parte degli archi vengono sommersi nello sfondo, l'incapacità del direttore di penetrare la superficie del terribile dramma esacerba la prolissità della musica. Inoltre, il suono di questa registrazione è più evidentemente digitale di quello della maggior parte delle altre sinfonie, con i cori degli ottoni che, una volta isolati, diventano particolarmente sottili. La mia registrazione in assoluto preferita della Leningrado è quella di Leonard Bernstein che dirige nientedimeno che la Chicago Symphony in un cofanetto Deutsche Grammophon di due CD che offre anche la decente lettura di Bernstein della Prima. La registrazione di Bernstein del 1962 con la sua New York Philharmonic (nella «Royal Edition» della Sony) è pure buona (mi piace in particolare la lettura rallentata del secondo movimento), ma impone il giudizioso taglio operato dal direttore (che non mi ha mai infastidito, devo ammettere) della terza variazione dei tema della marcia.
Aggiunta.
Caro Lupacchiotto, il mio copia-incolla che sembra darti tanto fastidio, è il contenuto della fonte che ho citato sotto. Quindi, non è roba mia. Tu, invece, per quello che dici sembri la Bibbia: sai tutto e lo dici per scontato, come un gran maestro della storia della musica con annessi e connessi. Se a te piace Mravinsky, affari tuoi, a me può piacere un altro direttore anche se fra i due c'era una certa condivisione. Quello che dici tu non può essere Vangelo, impara ad essere più umile e non continuare a far sfoggio della tua sapienza in tema musicale. Non è il caso, a parer mio, di atteggiarsi a saputelli in questa rubrica. Anche perchè, seguendoti, spesso affermi delle cose che non rispondono al vero e sono tue personali considerazioni come nel caso Mozart. E soprattutto, se sei democratico, rispetta i giudizi e le idee degli altri anche se sono sbagliate e non coincidono con le tue.